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L'opera di Dio

“Questa è l’opera di Dio: che voi vi fidate con certezza in colui che Dio ha mandato”.

Agli Ebrei che rincorrevano Gesù, perché li aveva saziati abbondantemente, Gesù stesso pone uno stop: “Voi mi cercate perché vi siete saziati, non per aver assistito a un segno!”

Il “segno” è un espediente divino per aiutarci a transitare dalla constatazione di un fatto verso la persona che lo compie, e dalla persona al suo valore esistenziale: per Gesù il suo essere timbrato da Dio (“il sigillo di Dio”).

Gli animali sono timbrati dal sigillo del loro proprietario, gli schiavi dal sigillo del padrone, Gesù dal sigillo del Padre.

Egli è tutto del Padre, Dio.

L’opera di Dio, di cui parla Gesù, è proprio questa: l’unione intima di amore tra il Padre e il Figlio, timbrato da questo amore, che rende Padre e Figlio una sola realtà. Il Padre si concede senza riserve al Figlio, e quando l’uomo Gesù diventa anche Figlio, quest’uomo attira tutto l’amore e tutta la fiducia del Padre.

Compiere “l’opera di Dio” è quindi riversare verso il Figlio tutto il nostro amore e tutta la nostra fiducia. Così facciamo la stessa opera di Dio, e ci uniamo all’amore del Padre verso Gesù.

L’opera prima di Dio non sono le nostre virtù o la nostra osservanza dei dieci comandamenti: queste sono pratiche conseguenti, che perfino nella catechesi sono indicate come opere primarie. L’opera del Padre è generare e amare il Figlio: quest’opera è davvero e solamente sua. L’etica nostra, anche se indicata da lui, è opera nostra, sostenuta da lui.

Ma l’opera di Dio, che ci accomuna al Padre, è “credere in colui che ha mandato”.

GCM 01.05.06