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Con fede

Pregare con fede. E’ il richiamo continuo di Gesù: “La tua fede ti ha salvato”.

Quale fede?

Purtroppo, quando preghiamo, la nostra attenzione è concentrata più su che cosa chiediamo, che non su chi preghiamo. Nella nostra preghiera il Padre, termine del nostro colloquio, passa in seconda linea (solo seconda linea. o addirittura fuori campo?), di fronte all’urgenza di ciò che chiediamo. La persona, nel dialogo con Dio, è sopraffatta dalla cosa.

Or dunque, il pregare con fede, è prima di tutto vivere la fede in colui che invochiamo.

Si comprende allora la meccanicità del nostro pregare, la preminenza dei formulari e delle parole sull’affetto alla persona.

Il centurione del Vangelo, che si reca da Gesù per perorare la guarigione del servo, è un emblema. Egli mette a fuoco la persona di Gesù, prima che il proprio desiderio, dettato dalla preoccupazione. Il centurione non descrive la gravità della malattia, ma la “potenza” di Gesù. Basta che lui si pronunci con la “sola parola”, perché la malattia obbedisca e scompaia.

La sola parola: non “una sola parola” come vorrebbe una disgraziata traduzione sia dal latino che dal greco. La fede è in Gesù, anzi addirittura nel suo semplice comandare. “Anch’io comando e sono obbedito”: sottolinea il centurione.

La fede in Gesù, che parla.

E’ la stessa fede che usiamo quando parliamo noi al Padre.

E’ difficile porre attenzione alla persona con cui parliamo, se prevale il nostro egocentrismo in ansia. Eppure lo Spirito ci ridesta al Padre.

GCM 25.06.05