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Amare Dio

25.06.12

Amare Dio è il primo e più grande comandamento, dice Gesù.

Eppure, a quanto odo, nessuno si accusa quando si pente, di aver peccato per una grave omissione: non aver amato Dio! I due precetti principali, ricordati da Gesù, sono l’amore di Dio e l’amore dei fratelli.

Sull’amore sottratto ai fratelli, l’accusa è presente. Sulla sottrazione dell’amore al nostro Dio, nessuno si sente in colpa. E le conseguenze di questa sottrazione sono palpabili, a cominciare dal senso di pesantezza che molti sentono nel dover ubbidire alla “legge di Dio”.

L’accorgerci di non amare Dio, o di amarlo soltanto talvolta, in piccole dosi, è praticamente fuori della sensibilità comune, anche di chi si proclama cristiano. Perfino quando ci si ricorda che “Dio è amore”, non emerge la sensibilità, che ci aiuta a capire come soltanto con l’amore si risponde all’amore.

E’ vero che quando Dante andava in barca con gli amici per “ragionar d’amore” non si preoccupava dell’amore di Dio... nel dolce stil novo. Però anche noi moderni, usciti da molto tempo dai sogni del dolce stil novo, siamo incapaci di sentire che Dio si può (e si deve) amare.

Il non amare Dio, è opportuno non vederlo con occhi non amanti, con gli occhi di un dovere di legge, perché ciò sviserebbe la bellezza dell’amore. E’ con la nostalgia di un amore perduto, che ci si accorge di non aver amato Dio.
Il non amare rende tristi e famelici. E’ dal profondo della nostra tristezza, che ci accorgiamo di esservi caduti per trascuratezza di amore.

Purtroppo non è frequente trovare persone che attribuiscono la propria tristezza esistenziale all’assenza di amore a Dio! Ma i pochi che se ne accorgono, scoppiano di gioia.