Commozione
Una commozione indescrivibile, fino al pianto,
ci coglie, quando prendiamo coscienza e sentiamo che siamo fatti per
vedere finalmente il Padre.
Nostalgia di cielo, iniettata in noi
dallo Spirito Santo, che è l’unificatore del Figlio con il Padre, e dei
figli (figli reali non fittizi, come alcuni interpretano quell’essere
adottivi!) con il Padre.
A Lui siamo attratti. La nostra
tristezza si spalanca, quando qualunque situazione ci attira verso il
basso, distanti da Lui. La tristezza si tramuta in nostalgia di
infinito, quando guardiamo a Lui, e ci percepiamo fatti per viverlo per
sempre.
Lui ci commuove, in proporzione di quanto ci attira.
Il
dono delle lacrime, che anche la liturgia considera, non si limita alle
lacrime di pentimento per i nostri errori, ma si innalza in commozione
d’amore e di riconoscenza per il bene che il Padre ci vuole e ci
promette.
Saper piangere con Dio e per Dio. Esser certi di esser
fatti per Lui. E il nostro cuore è inquieto finché non riposa e non
riposerà in Lui.
E quando, nei momenti che Lui decide, già in
questa terra ci sentiamo riposare in Lui, allora tutto si scioglie
dentro di noi, e ci abbandoniamo in quel bagno indicibile, nel quale ci
confondiamo in Lui e con Lui.
La contemplazione disinteressata,
il silenzio abbandonato, la cessione al nulla dell’Infinito: grazie che
Lui ci dona, e che noi non possiamo procurarci, ma per le quali
possiamo dolcemente pregare ed attendere.
Eppure arrivano i momenti di commozione e di tripudio. Riconoscenza.
GCM 01.05.06
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