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Voce dello Spirito

“Vi manderò il Paraclito, che vi ricorderà ciò che vi ho detto”. Come tutti sanno, sono parole di Gesù.

Il Paraclito, colui che è chiamato accanto per assistere. Ricordare Gesù coincide, sebbene non si esaurisca in ciò, con il ricordare le sue parole. Lo Spirito Paraclito stimola il ricordo delle parole di Gesù.

Gesù aveva collegato la sua persona con le sue parole. “Se uno mi ama, custodisce con cura (tereo) le mie parole”. Lo Spirito che ravviva le parole, ravviva Gesù.

Forse un aspetto della situazione a molti sfugge. Se è l’azione dello Spirito, che fa ricordare Gesù, il ricordo di Gesù è opera dello stesso Spirito. Se noi ricordiamo Gesù, siamo la voce dello Spirito. Esprimiamo lo Spirito, lo Spirito si esprime attraverso noi.

Paolo lo dice: “Nessuno può affermare che Gesù è il Signore (ossia Dio), se non per mezzo (greco: en) dello Spirito. Ogni affermazione su Gesù, pronunciata da chiunque, è un’espressione dello Spirito Santo.

Noi non siamo stati avvertiti, né dai catechisti né dai genitori, né (almeno nel tempo nel quale studiavo teologia sui banchi di scuola) dagli insegnanti, che siamo voce dello Spirito Santo.

Noi voce dello Spirito che loda, invoca, prega Gesù. Impersoniamo lo Spirito, quello Spirito che è unione non solo tra il Figlio e il Padre, ma anche unione tra noi e Gesù. Siamo voce dello Spirito quando affermiamo che Gesù è il Signore. Siamo voce dello Spirito, quando affermiamo tutto ciò che attiene a Dio.

Sotto questo profilo il “Simbolo della fede”, che dichiariamo ogni domenica tramite lo strumento del “Credo”, è voce dello Spirito, che dice alla Chiesa chi è Gesù, chi è il Padre, ecc.: non una formula o una preghiera, ma una rivelazione dello Spirito.

GCM 10.05.10 - pubbl. 28.07.2010