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Rassomiglianza 1

Una lunga tradizione, anche latina, titola la parabola di Luca, dove è espressa in modo commovente la bontà del Padre, come parabola del figliol prodigo. L’unico caso di uso del troncamento, che resta nel vocabolario italiano. E la qualità vigliacca e delinquente del figlio è indicata con l’aggettivo qualitativo “prodigo”, ossia “generoso”, e non “dissipatore”.

Il racconto delle mascalzonate del figlio più giovane domina la scena, lasciando più in ombra il comportamento dell’altro figlio e la vera bontà del padre, scambiata come debolezza di un vecchio.

I figli sono due, e tutti e due incapaci di capire la bontà del padre, sebbene un figlio si presenti come un ribelle infedele, e l’altro come un sottomesso incapace di capire il padre. Due estremi socialmente (ribelle e fedele), che hanno in comune la insensibilità nei confronti dei sentimenti di amore del Padre.

So che parecchie persone si dichiarano somiglianti all’uno o all’altro dei figli, ma nessuna si presenta come somigliante al Padre, pur avendoci avvertiti Gesù di essere misericordiosi come il Padre, perfetti come il Padre.

E’ vero che nel Padre Gesù presenta se stesso, il suo amore per le persone, ma la nostra preferenza va nel vedere a quale dei due noi si somiglia.

Eppure le due posizioni dei figli sono tutt’e due in noi: momenti di ribellione e momenti di fedeltà, attraversano la nostra vita. Però in questo moto pendolare non ci ricordiamo del Padre.

Ci sfugge comunque il cercare la nostra somiglianza con il Padre, alla quale Gesù ci provoca. Essere capiti e perdonati dal Padre, dovrebbe provocare in  noi la somiglianza con il Padre. Ma ci siamo mai pentiti davvero?
L’abbiamo davvero ascoltato?

GCM 14.03.10, pubblicato 20.11.10