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La carità

S. Paolo descrive il carisma eccellente, la via migliore: la carità. Ne sviscera le potenzialità e la qualità. Ne restiamo colpiti e meravigliati.

Questa descrizione è solamente una indicazione morale, per spingerci a un comportamento valido cristianamente? Oppure è un’indicazione teologica? O tutti e due gli aspetti?

Chiaramente il carisma è frutto dello Spirito, come Paolo afferma in un altro contesto. Però il “frutto” dello Spirito non è staccato dalla propria radice. Il frutto dello Spirito, è lo Spirito stesso in una sua manifestazione. Si può esprimere lo stesso concetto con la parola “grazia”, carità, amore. Noi godiamo di una grazia “creata”, poi ché esiste, alla fonte, la grazia “increata”, ossia lo Spirito Santo.

Perciò la descrizione della verità (agape in greco significa amore) è prima di tutto descrizione dell’amore alla sua fonte. E’ indicazione di ciò che è lo Spirito Santo. L’immergerci nella contemplazione della carità è immergerci nello Spirito Santo.

Poi da lui nascono i suoi frutti: la carità nel corpo di Cristo, e, quindi, in ognuno di noi.

Perché questa “discesa” dello Spirito in noi si realizzi, è necessario aprirci allo Spirito, pregare. La carità tra di noi si inizia nella preghiera, che invoca la presenza dello Spirito in noi, affinché produca il suo-nostro amore.

Con la preghiera si attua la carità, l’amore, perché il primo amore, al quale siamo invitati da Gesù e destinati fin dal concepimento, è l’amare Dio: “a Te siamo indirizzati, e il nostro cuore è inquieto se non riposa in te”, dice S. Agostino. E poi l’amore tra di noi. Se è tutta azione dello Spirito, il primo amore dello Spirito è quello Trinitario.

GCM 01.02.10