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Prega lo Spirito

Paolo avverte i Romani che dentro la loro preghiera zampilla quella dello Spirito Santo.

“Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza: infatti non sappiamo che cosa chiedere secondo quanto è necessario; però lo stesso Spirito intercede con gemiti inesprimibili”.

La nostra preghiera è incespicata, inesperta. L’unica cosa che possiamo fare per pregare secondo quanto è necessario, è metterci in “posizione” di preghiera, con costanza, con umile attesa. Dentro questa posizione agisce lo Spirito di Gesù, e lui prega per noi con accenti delicati, indecifrabili.

In un certo senso, noi siamo chiamati ad allestire (anche con le nostre preghiere, delle quali è principe il Padre nostro) l’ambiente, nel quale lo Spirito di Gesù, donato a noi, esprime la sua preghiera. Siamo il tempio, la dimora dello Spirito, e in questa dimora agisce liberamente lo Spirito Santo.

Allora è inutile pregare, se fa tutto lo Spirito? No: è proprio dentro la nostra misera ma costante preghiera, che lo Spirito trova posto per la sua preghiera. E più frequente è la nostra preghiera, più opportunità offriamo allo Spirito per pregare in noi.

Se proprio vogliamo restringere al minimo il discorso, credo che abbia molta importanza il “tempo” dedicato alla preghiera, anche se in questo tempo spesso si inseriscono le nostre inevitabili distrazioni. E allora non ha valore principale il nostro fervore nel pregare, quanto piuttosto l’occasione che offriamo allo Spirito per pregare in noi.

Questo ci rende più solleciti nel pregare e più sereni e fiduciosi nel chiedere, sicuri che lo Spirito sa che cosa chiedere, perché il Padre conosce ciò di cui abbisognamo.

GCM 30.09.09