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Patrimonio degli uomini

Ciascuno di noi è graziato da continue intuizioni.

Una recente mia intuizione è l’aver scoperto che quel “pane quotidiano” del Padre Nostro, risponde all’aramaico “pane per il giorno dopo”.

La frase si riconnette con il dono della manna nel deserto, quando nella vigilia del giorno festivo gli ebrei si fornivano anche di pane per il giorno dopo: in giorno feriale si procuravano il pane per il giorno festivo.

Oggi noi continuiamo - nel lavoro di tutta la vita e nell’assunzione dell’Eucarestia - a fornirci del pane per la festa ultima e totale: la visione di Dio.

Questo atteggiamento corrisponde alle parole vere di Gesù: “Chi mangia questo pane, vivrà in eterno”. La vita protesa verso la beatitudine.

Orbene, questa intuizione, come io l’ho avuta, è già dono all’umanità. Tutti i doni di Dio, largiti ai singoli, diventano patrimonio degli uomini.

Che poi la mia intuizione io riesca a comunicarla, affinché altri ne usufruiscano, oppure che rimanga sepolta nel segreto, dove solo Dio vede, è già entrata nel patrimonio dell’umanità. Nulla di nostro è nostro, ma è di tutti: idee, ricchezza, pace, concordia.

La nostra preghiera quotidiana non è soltanto ricompensata dal Padre, che vede nel segreto, ma è anche goduta da ogni uomo, grazie al suo dilatarsi nello Spirito Santo. Non solo la mia parrocchia è il vasto mondo (ricorda Y. Congar), ma anche la mia cella è chiesa e vasto mondo.

Si intuisce meglio quindi perché Gesù è dono all’umanità.

GCM 03.03.09