Per molti è semplicemente un aiuto (il più piccolo possibile) che si dà al parroco o al frate per sovvenire alle necessità della parrocchia o del convento.
Azione meritevole: ma è tutto qui?L’offerta della gente, nell’azione dell’offertorio, è prima di tutto partecipazione. L’offerta (oggi quasi esclusivamente in denaro) è il simbolo del nostro offrirsi nelle mani della chiesa, per essere presentati a Dio, in vista della nostra “trasformazione” in Dio. Anche il pane e il vino si offrono perché siano trasformati nel corpo e nel sangue di Gesù.
L’offerta è simbolo e realtà di partecipazione. E’ un’introduzione concreta e visibile del nostro entrare nel sacramento.Entrati nel sacramento, anche noi ci offriamo per partecipare alla dignità e all’opera di Gesù. Infatti l’offertorio non si conclude con la presentazione dei doni, ma resta aperto - grazie anche proprio alla qualità del dono - verso la santificazione, capace di chiamare la presenza di Gesù, e verso la partecipazione al cibo eucaristico, che entra in noi, non soltanto a nostro beneficio, ma perché con l’”Ite” sia esportato, in noi, verso tutto il mondo.
Dalla terra l’offerta, alla terra il ritorno dell’offerta santificata.Notevole è il fatto che tutti offriamo e che la mia offerta diventa pane per tutti. Quando io pongo la mia offerta, quella è a beneficio di chi è con me a Messa.
E’ anche a beneficio dei poveri. Quando non esistevano le previdenze sociali laiche, dalle offerte della Messa si prendevano i beni per i poveri. La beneficenza come “Messa” prolungata. Non come dovere laicamente civico.GCM 26.08.07