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Gli evangelisti

La riconoscenza a Gesù per essere nato e aver parlato e operato, a Maria per aver accettato la proposta di Dio, è immensa. Il nostro continuo sperare dipende dalla loro opera e dalla loro presenza.

Dimentichiamo forse un’altra riconoscenza: quella a Matteo, Luca, Marco e Giovanni. Noi ogni giorno udiamo Gesù che ci parla. La sua parola ci è trasmessa dagli Evangelisti.

Lo scrivere, per loro è stato un’esigenza: ricordare Gesù, e condensare il ricordo serpeggiante nelle comunità cristiane, in scritti che sono rimasti. Propagati presto sul loro nascere (ricordiamo i frammenti preziosi del 7Q5) e propagati fino a noi, nonostante tutti i tentativi iconoclastici e le ignoranze dei beduini del Mar Morto.

La riconoscenza agli Evangelisti è tale, che i Cristiani li hanno proclamati santi. La dichiarazione di santità attribuita a una persona, non è solamente lode, ma è anche riconoscenza per il bene apportato  ai credenti e al mondo.

La Parola di Dio trasmessa rende grandi gli Evangelisti. Essi però sono inseriti nel lungo lavorìo, mai terminato, dentro la Chiesa attorno alla Parola. Lavorìo che occupa tutti noi fino alla fine dei tempi, quando finalmente Cristo, attraverso noi, raggiungerà la sua pienezza, come ci insegna Paolo.

Agli Evangelisti ci affianchiamo noi. Vedevo quest’estate una signora lavorare a maglia, punto dopo punto, piccoli tratti di filo, che alla fine hanno composto una maglia. Non poteva mancare nessun punto. Noi, ciascuno di noi, è un modestissimo punto nel tessere l’opera di Dio. Uniti tra noi con il passato e già con il futuro. Eppure siamo necessari, per quanto piccoli e umili, all’opera di Dio, affinché il tessuto non si sfaldi.

Evangelisti, cui siamo riconoscenti, ma anche noi, per concorrere alla maturazione di Gesù.

GCM 21.09.11, pubblicato 24.02.12