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Fede che accetta la salvezza

Il Padre produce la salvezza degli uomini, affogati nell’angoscia esistenziale e dibattuti in essa, come uccelli in gabbia, credendo di spezzare la gabbia attraverso il peccato. E così si ingabbiano ancora di più. Gesù la pensa proprio così: “Chi pecca diventa schiavo del peccato”. Il peccato aumenta l’angoscia.

L’uscita dalla gabbia, per godere della libertà dei figli di Dio, Gesù la designa come “vita eterna”. Chi crede in Gesù gode della vita eterna. Vita senza confini.

Il Padre Dio, affida il suo dono liberante, a Gesù. Fidarsi totalmente di lui è ricevere (non: conquistare) il dono della vita eterna.

Gesù vuole penetrare nell’uomo, per liberarlo dall’interno. Le liberazioni prodotte dall’esterno umiliano. Dio non può umiliare né il Figlio (“lo glorificherò”), né i figli.

Per penetrare nell’interno dell’uomo, Gesù indica la via: mangiarlo! “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna”. Gesù vuole essere mangiato per assimilarci a lui, mentre lui, nel cibo, si assimila a noi.

Essendo uomo, non può vivere indefinitamente sulla terra. Eppure trova il modo per restarvi. Il pane e la Chiesa sono le due espressioni, oggi nella storia, del suo permanere nella storia per “essere mangiato”!

“Questo è il mio corpo”, dice sul pane. E fa davvero sì che il pane sia lui. “Corpo”, nel linguaggio di allora, indica la stessa costituzione dell’uomo. Gesù predisse la propria risurrezione e la attuò. Straordinario! Gesù disse: “Questo pane è il mio corpo” e lo attua ogni giorno.

Il Corpo di Gesù è il pane santificato, ed è anche la Chiesa (i credenti in Gesù) santificata quotidianamente dallo Spirito Santo. Pane e Chiesa credono dall’interno, e nel loro interno lo Spirito opera. Chiesa ed Eucarestia, realizzano nei fedeli la salvezza, la “vita eterna”.

GCM 26.04.12