Disperazione e fede

Il mondo è attraversato dalla disperazione. Il terrorismo è alimentato dalla disperazione. Così la droga, il piacere inappagato, la fuga da Dio, il suicidio, la ricerca di salvezza comunque: nel medico, nella teosofia, nelle religioni orientali, nell’osservanza ossessiva dei riti.

La disperazione è alimentata dalla fame e dalla disoccupazione, dalla privazione degli affetti e dall’odio, dalle sciocche lotte politiche, e dal potenziamento degli arsenali di guerra.

La disperazione contagia le religioni e l’ateismo.

C’è salvezza.

“Ogni carne vedrà la salvezza di Dio!”, così ci assicura il profeta.

E Gesù: “Dopo i cataclismi, alzate il capo e vedrete il Salvatore”. Sembra necessario il cataclisma, per accorgerci della salvezza.

Dio, agli Israeliti disperati e dispersi, osa affermare: “Io sono la tua salvezza!”.

Reclama, presso i disperati, il suo sublime diritto di restituire la speranza. Lui avoca soltanto a sé la capacità di rinfrancare la speranza.

Gesù ripeteva: “Non temere!” e la sua non era una frase di cortesia occasionale. “Non temere!”. Se la fede ci spinge ad accettare per vera, divina, efficace la parola di Dio, allora nel nostro atto di fede si attua la speranza. Credere ancora per poter sperare.

Smarrita la fede, si smarrisce la speranza. Un mondo senza capacità di credere, è un mondo caduto in preda alla disperazione. E lo costatiamo.

La fede, per generare speranza, deve essere un totale abbandono a Dio, una immissione nella sua volontà. Gesù nel Gethsemani non disperò.

GCM  31.08.10