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Mio Vangelo

 Leggere il Vangelo è sempre una letizia.

 Il modo di leggerlo si diversifica sotto molte prospettive.

 Alcuni leggono il Vangelo, solo per conoscere quanto è scritto anche in questo libro: un po’ di informazione non sta male.

 Altri leggono il Vangelo perché è un libro religioso, che non sfigura di fianco al Corano o al Bhagavatgita: lo si rispetta perché è espressione di una religione.

 Altri ancora lo leggono, perché sanno e credono che, attraverso il Vangelo, Dio ha parlato. Vangelo, come parola autorevole e sicura di Dio, alla quale si deve l’ossequio della fede.

 Altri poi leggono il Vangelo, sentendosi dentro al Vangelo, perché esso è viva parola di Dio anche oggi. Dalla lettura  alla partecipazione sentita.

 Altre persone leggono il Vangelo non solo come immissione di fede e di vita, ma come Gesù Risorto e fratello, che ci sta accanto, parla, sostiene la vita. E’ un Vangelo che si fa carne della nostra carne.
Infine alcuni, che hanno vissuto dentro di sé la stessa esperienza di Paolo di Tarso, sentono che il Vangelo è solo un’eco di ciò che loro stessi sono.
Paolo disse: “Non vivo io, ma Cristo vive in me”. Egli si è talmente immerso in Gesù, che sperimenta di essere unito a Gesù, fino a immedesimarsi con lui.

 Allora il Vangelo è entrato, e costituisce carne della carne, vita della vita. Perciò il Vangelo è espressione della persona, e quando proclama il Vangelo, questa persona si sente immedesimata in Gesù, e il Vangelo diventa espressione della stessa persona.

 GCM 21.04.09