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Dio patente

Il nostro Dio, il Dio della Bibbia, non è un dio dell’arcano, un dio che si nasconde e richiede l’esoterismo per essere scoperto. Quando Dio, che parla con Mosè, non rivela il proprio nome, non lo fa per nascondersi. Se si fosse voluto nascondere, non avrebbe ovviamente parlato con Mosè. Egli non pronuncia il proprio nome, perché non si fregia di un nome. Il nome infatti circoscrive una persona, la limita. Dio, il nostro Dio, non è ristretto dentro nessun limite.

Dio si mostra. Se avesse voluto tenersi nascosto non avrebbe creato il mondo, segno inconfutabile della sua presenza. Non avrebbe neppure manifestato la propria opera nel mistero di Israele, né avrebbe creato il profetismo, il parlare per incarico di lui.

Amos profeta, paragona la voce di Dio al ruggito del leone, che è udito da tutti e fa tremare chi lo ode. Il ruggito è così potente, che gli stessi profeti, dopo averlo udito, lo devono riecheggiare.

Dio ha bisogno di essere manifestato, perché è amore e luce, come sottolinea la prima lettera di Giovanni. E la luce non può essere soffocata sotto il moggio, ma deve essere innestata sul candeliere.

La manifestazione di Dio si fregia della sublimità impensata dell’incarnazione di Gesù. In essa il Verbo, nascosto da sempre in Dio, esplode nel mondo, come un uomo concreto.

Parlare di Dio non può restare un lusso dei teologi o dei preti. Né è cristiana una certa spiritualità mistica, che pretende di sequestrare Dio in un tête-à-tête nascosto, privato.

Il Cristianesimo è espansione più che con le conversioni, con il canto sonoro e dolce della Parola di Verità.

GCM 04.07.06