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Donare la parola

Qualcuno chiede spiegazioni su argomenti che a noi paiono ovvi e triti. Si apre la porta all’amore più semplice e più facile. L’amore di poter comunicare ciò che in noi si è già sedimentato ed è diventato parte del nostro esistere.


E’ arrivato il momento non di spazientirci, ma di versare noi stessi negli altri: è la comunicazione, che si fa comunione.

La comunione è fonte di gioia, perché è frutto di Spirito Santo. Anche la comunione di cose semplici, naturali, o connaturali per noi dopo un lungo periodo di assimilazione.

Anche per noi si è iniziata così. Le cose più semplici non le conoscevamo, e qualcuno le ha comunicate a quegli ignorantini, che eravamo noi. Così abbiamo anche conosciuto il Padre e il Figlio. Non fu solo una informazione di idee, ma in quel momento per noi si squadernava la verità, e noi si era sicuri che “era così”.

Anche allora fu comunione nella comunicazione, perché la “verità” ci veniva trasmessa. La verità non è una scoperta curiosa, ma un approdo vitale.

La verità semplice, basilare: quella che ci viene richiesta, e che noi siamo capaci di donare.

Che cosa è più bello ed esaltante che donare la verità? La verità è Dio, e noi la possiamo offrire, come si offre l’eucaristia.

Infatti, che cosa possiamo ancora offrire, quando la vita ci carica di anni? La parola, che non è solamente la proverbiale saggezza degli anziani, ma è anche chiarezza di Dio, amore di Dio che si fa parola, attraverso noi.

L’ovvietà, la semplicità offerta a chi la chiede, è un “non vi salverete, se non diventerete bambini”

GCM 05.12.05