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Confermare i fratelli

Tra i molti uffici che si esercitano nella curia del Papa, c’è la Congregazione per la dottrina della fede.

Essa si presenta come erede, un po’ lontana, del Santo Uffizio, erede a sua volta dell’Inquisizione.

L’Inquisizione si estinse all’avvento degli Stati moderni. Il Santo Uffizio si estinse con il Concilio Vaticano secondo. Queste estinzioni palesano anche tappe dell’evoluzione della chiesa.

Si sta, faticosamente e gloriosamente, passando dalle minacce all’annuncio: un ritorno alla salute dell’inizio del cristianesimo.

Gesù aveva ripetuto al capostipite del papato: “Conferma i tuoi fratelli. Pascola le mie pecore”. Confermare i fratelli e dar da mangiare alle pecore, è tutt’altro che castigare o mandare al rogo.

Confermare i fratelli. La “Dottrina” della fede è e deve essere aiuto a credere, non bastonate ai deboli nella fede, a quelli che hanno il seme di senape come misura della propria fede.

Anche quando un credente non si ravvede, Gesù - nel Vangelo di Matteo - non dice di castigarlo, ma semplicemente di considerarlo (“sia per te”) “come un pagano o un pubblicano”.

Lo Spirito Santo nutre la forza della verità, non la violenza del castigo. Il castigo impedisce le azioni, la verità penetra e solleva i cuori e la volontà.

La “dottrina” (parola ancora povera e troppo razionale) della Fede deve servire a indicare la bellezza della Fede, per farla amare, non può pretendere di imporre un modo di concepire la Fede. Se è cristiana, deve esaltare l’annuncio che Cristo è risorto, non può attardarsi a esaminare l’esattezza delle parole.

GCM 17.05.05