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Ascolto nuovo

Quando odo la lettura di Isaia, così frequente nel periodo di Avvento, mi piace mettermi accanto a Gesù. Con lui ascolto quelle parole, immaginando dolcemente di sapere come lui le ascoltava e le viveva.

Egli sentiva in sé, l’avverarsi di quelle parole. Le parole del profeta rivelavano Gesù a se stesso. Lui rispecchiava quelle parole, come pure quelle parole rispecchiavano lui.

Gesù si sentiva la consolazione per Israele; lui il benefattore, il sollevatore di un popolo prostrato, che desiderava di alzarsi. Lui la bontà di Dio, descritta da Isaia.

Il suo interiore connubio con la Parola del Profeta, lo rendeva capace di essere lui la realizzazione di ogni palpito dell’amore di Dio verso la povera gente. Lui era non solo l’eterna Parola incarnata, ma anche la parola profetica incarnata. Quella parola che mostrava la gioiosa salvezza di Dio, anche attraverso la sofferenza del “servo di Jahveh”.

Io con Gesù, continuo ad ascoltare le parole profetiche. Anzi, essendo io innestato nella Chiesa, corpo di Cristo, Gesù in me ascolta la sua stessa parola.

La domanda: come la parola del profeta rivelava Gesù a se stesso, la parola di Dio, che io ascolto, mi rivela a me stesso? La parola, che ascolto, mi assimila a se stessa, proprio perché essa mi svela a me e viene assimilata da me?

La parola di Dio, non è solamente la sua parola rivolta a me, ma è anche la mia parola, quella che mi forgia e che esce da me come mia parola, proprio perché è la Parola profetica di Dio.

Connubio unitivo tra me e la parola profetica, adesso mia vita.

GCM 05.12.05