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Accarezzare la Parola

Non sono più tanto giovane da non capire i difetti dei vecchi. E non sono tanto vecchio da giustificarli.
Scriveva un autore che gli sbagli giovanili si scusano attribuendoli all’età. Ma da vecchi è necessario trovare un’altra scusa, cui attribuire gli stessi errori. Forse un po’ stagionati.

Un modo per controbilanciare gli errori dell’anziano è quello di nutrire serenità ed entusiasmo. Non si cancella l’errore, ma lo si attenua.
Un altro modo consiste nel fissare bene lo sguardo nell’errore, fino ad accorgerci e a convincerci che proprio un errore non è.
Forse la strada più sicura è quella di dire pane al pane e di iniziare, anche a novant’anni, a correggere umilmente gli errori, anche confidando nella misericordia di Dio, e non attendendo assoluzioni o giudizi benevoli dagli altri o dalla nostra coscienza, evidentemente manipolata da noi stessi.

Per non manipolare la nostra coscienza e per non permettere ad altri (amici, giornali, politici...) di manipolarla non c’è che un’unica possibilità: fondarci stabili sulla Parola di Dio. Infatti solo Dio è vero, concreto, stabile, eterno. La sua parola è fondamento dell’universo (“disse: sia fatto, e fu”) e del cuore umano. Le nostre parole sono labili, come siamo labili noi. Sono inconsistenti anche le parole convinte che io dico a me stesso.

Il ricorso alla parola di Gesù, come ci è ricordata ed edita dalla chiesa, è il mezzo a nostra quotidiana disposizione per rendere indirizzata e sicura la nostra vita. Anche una sola frase del Vangelo, ripetuta, accarezzata, ammirata continuamente, semina in noi la luce.

GCM 09.03.05