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Traduzioni umane

Molte persone, quando leggono, oppure odono leggere, la Parola di Dio, prendono per buono tutto ciò che è detto e tutto il modo con cui è detto, aprendo la porta al fondamentalismo.

Io sarei propenso, quando proclamo la parola di Dio, a non dire solamente “Parola di Dio”, ma a completare la frase così: “Parola di Dio, attraverso la parola dell’uomo”.

Capisco che la distinzione non è facile, anche dopo la grande lezione di Benedetto Croce. Però porre un  po’ d’attenzione sul rivestimento umano (necessario!) della parola di Dio, aiuterebbe a superare alcune aporie, che possono essere nascoste nella stessa parola.

L’esempio palmare viene dal racconto delle guerre e degli eccidi, perpetrati perché Dio - il Padre degli uominin! - li ha ordinati e premiati.

Una preghiera liturgica cattolica, presenta un Dio, la cui onnipotenza si manifesta soprattutto con la misericordia e con il perdono. L’onnipotenza che perdona.  Alla pretensione nostra e  di Adamo di diventare onnipotenti con la disobbedienza, Dio sfodera la sua onnipotenza con il perdono. Invece per gli scrittori dell’Antico Testamento l’onnipotenza di Dio stava nella vendetta e nella distruzione del nemico e del peccatore.

Due dèi antagonisti? No, due modi umani di tradurre la stessa onnipotenza. Il primo modo è modellato secondo Mosè, che uccise l’egiziano. Il secondo modo è modellato sull’uomo Gesù, che si lascia ammazzare... per gli uomini.

GCM 07.04.11, pubblicato 20.07.11