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Siamo risorti

Adattarci alla risurrezione. E’ un percorso psichico e spirituale. Noi siamo troppo adattati al provvisorio, al transeunte, e perciò ci riesce difficile adattarci all’eterno resuscitato.

Ci lasciamo avvinghiare dal provvisorio, che immaginiamo possa diventare eterno. Insomma, creiamo i cadaveri congelati, per illuderci che essi ritorneranno. Ci rincresce perdere il caduco, al quale siamo abbarbicati, per poi cadere assieme con il caduco.

Adattarsi alla risurrezione, si trasforma in un anticipo di risurrezione, nella vita segnata da Gesù Risorto.E’ vero che l’anticipo della resurrezione è totalizzante. Paolo ci avverte: “Siete risorti, quindi cercate le cose di lassù”. Di risurrezione devono vivere la nostra mente nel contemplare, il nostro cuore nel perdonare e nell’amare, il nostro corpo nella castità.

Quando Gesù, opponendosi alla banale ironia dei Sadducei, indicava la risurrezione, descriveva i risorti come angeli di Dio, che non si sposano, ossia sono liberi dalle necessità fisiche del sesso e del cibo. Indicava quindi la capacità di non lasciarsi travolgere e dominare dalle necessità espresse nel tempo.

Vivere da risorti è lo scopo dell’educazione cristiana, e, quindi, dell’ascesi in Gesù. E’ quel riconoscere la nostra dignità, dalla quale siamo invitati a non decadere. E affinché la caduta non ci faccia precipitare, i mezzi di mantenimento della risurrezione non ci mancano: lo Spirito Santo sempre vigile e attivo (egli è Dio e Dio è sempre attivo), la parola di Dio, l’Eucarestia. Questo sostiene in noi il livello della risurrezione, quel livello che sfocia beatamente nella vita eterna.

Vivere risorti, è tuffarsi nella beatitudine.

GCM 03.05.11, pubblicato 28.07.11