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La pietà

La devozione popolare può essere un locus theologicus, al quale attingere. Fa parte del sensus fidelium.

All’interno della devozione popolare si inseriscono le apparizioni della Madonna. Sembra quasi che la liturgia della Madonna sia la devozione popolare, mentre la Madonna riserva la liturgia “ufficiale” all’adorazione del Figlio (suo!) e del Padre.

La devozione popolare si addensa nel mondo affettivo delle persone. Mira al cuore, ai sentimenti, e viene dal cuore. Rivendica a sé quel settore umano, che pare meno mosso e commosso dalla liturgia consolidata e perfino imposta. Sembra che il passaggio attraverso la pietà popolare e la devozione, prepari meglio alla preghiera liturgica.

Forse per ciò ai sacerdoti era raccomandato (e perfino imposto dai direttori spirituali e dalle costituzioni degli istituti) di recitare un numero di preghiere in preparazione prima, e ringraziamento, dopo, della S. Messa. Grandi tabelloni erano esposti nelle sacrestie per sussidio ai sacerdoti, perché recitassero quelle preghiere prima e dopo la Messa.

A differenza delle preghiere liturgiche comandate e disciplinate, le devozioni erano libere e consigliate. L’inosservanza di quelle era tacciata di peccato (talvolta grave o mortale), l’inosservanza di queste produceva, sì e no, dispiacere per “non aver detto le orazioni”.

Ebbene, in quest’area libera e affettuosa, si inserisce la presenza di Maria. Capace di piangere (anche lacrime di sangue!) per far evitare le disgrazie ai figli. Prima e più importante, fra queste, il peccato, l’allontanamento dal Padre, che testardamente ama i figli.

Inserendosi nell’affetto, la Madonna cerca la tenerezza, ossia la qualità più viva e più sentita dell’amore del Padre, quell’amore che Gesù era e comunicava.

GCM 03.08.11, pubblicato 10.11.11