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Grandezza sconosciuta

Ci sentiamo spaesati prima e poi gioiosi, quando leggiamo nel Vangelo le parole riferite a Gesù: “In verità vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11, 11).

Il regno dei cieli è Gesù, salvatore degli uomini “con il dito di Dio”, che vince le “tenebre del mondo”. La fede in Gesù ci introduce in lui, e in lui siamo nel regno di Dio. La nostra fede può essere minuta come un seme di miglio, eppure ci introduce nel regno di Dio. Fede minuta, perciò noi piccoli nel regno di Dio.

Ed ecco lo sbalordimento: siamo più grandi di Giovanni!

Non percepiamo la nostra grandezza, perché non ci guardiamo con fede. Non ci guardiamo con fede, perché il nostro orgoglio desidera grandezze materiali, intellettuali, sociali. Grandezze che non arrivano mai nella misura che il nostro desiderio ci prefigge. Il nostro desiderio è alimentato e dalla frustrazioni e dalle pretensioni orgogliose,.
Quelle pretensioni zeppe di orgoglio, che sono l’esca più appetitosa per le piccole o per le solenni frustrazioni e depressioni.

Il nostro orgoglio rifiuta la nostra piccolezza, che si trova là dove ci attende Gesù.

Noi nella fede siamo grandi, baciati dall’immensità di Dio, in Gesù.

Se Giovanni Battista, secondo come si pronuncia la Verità, è il più grande tra le grandezze umane (nati da donna), si forma una gerarchia di valori, secondo le misure della fede. Al piano inferiore (cantina?) si collocano i “grandi della terra” (Carlo Magno, Napoleone, Mussolini ecc...); nel primo piano svolge la sua missione Giovanni; nel secondo piano, quello nobile, si trova Gesù con tutti i suoi... che siamo noi.

Grazia, amore, gioia, contemplazione sbalordita accompagnano la vera fede. 

GCM 09.12.10, pubblicato 24.02.11