Gli amici

Il profeta ha scritto: “I miei amici aspettano la mia rovina”.

Comunque s’intenda il vocabolo “amico”, esso indica sempre una vicinanza di persone, che, per definizione, si appoggiano tra loro. Eppure il profeta si lamenta perché proprio loro attendono il suo insuccesso.

Questo fenomeno è comune nei partiti politici. Ma è comune anche nei piccoli gruppi: nelle famiglie, negli uffici, tra i medici negli ospedali, nelle comunità. Quando una persona ci reca fastidio, attendiamo la sua scomparsa.

Il fastidio procurato dal profeta, era il fastidio più odioso: egli diceva la verità. Perciò doveva essere eliminato. Da sempre i latini dicevano: “Veritas odium parit” (la verità genera odio). Gesù lo faceva notare ai suoi avversari: “Mi volete lapidare, perché ho detto la verità”. E’ ben vero che la verità, annunciata da Gesù, per molti stomaci abituati alla materialità delle leggi, era indigesta, perché era dettata dallo Spirito. Però anche lui era un profeta osteggiato.

Non è necessario dichiarare la verità al megafono. C’è una verità inserita anche nel semplice agire con un certo stile: la verità che traspare dal mero operare. Una verità che consiste nel semplice comportarsi, nel non sorridere davanti a una barzelletta sconcia, nel mettersi a pregare il chiesa, quando altri urlano... insomma, la verità dell’esserci.

Il colmo dell’assurdo sta nel fatto che proprio gli “amici” attendono il nostro insuccesso. Perché gli “amici” ci vorrebbero uno di loro, pecora del gregge. Essi credevano di averci inglobati nella loro mediocrità, e non sapevano che la verità ci ha resi liberi.

GCM 15.04.11, pubblicato 03.10.11