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Fede ridotta?

Elevazione o ingessatura riduttiva?

La Messa è il punto culminante della Chiesa, il centro del suo esistere. L’Eucarestia è ciò che direttamente Gesù ha lasciato di sé in modo visibile, tattile: “fate questo in memoria di me”.

I fedeli a Gesù si radunavano per la cena del Signore, nelle case, mentre si recavano al tempio per la preghiera rituale. La distinzione tra memoria e culto era netta, come ci ricorda Luca nei provvidenziali Atti degli Apostoli. Provvidenziali, ossia ispirati da Dio, per indicare i primi sviluppi delle fede nel dopo Cristo. Come ogni parola di Dio, essi sono storia e ammaestramento.

La memoria di Gesù, quindi, era nutrita nelle case, durante la cena del Signore, al dire di S. Paolo. La stessa “istituzione” della memoria avvenne durante una cena, in un banchetto, nel caldo familiare dell’amicizia, dove appunto si scambiano affetti e ricordi. La situazione era del tutto irrituale, fuori dai riti, non parte di un rito pasquale, che pure Gesù e i suoi stavano compiendo. L’Eucarestia fu un’aggiunta improvvisa alla cena, tant’è vero che la santificazione del calice fu attuata dopo il rito pasquale.

Lentamente il distacco tra memoria e preghiera si rastremò fino all’identificazione. Identificazione che fu invasa dalla religione, soprattutto dopo Costantino, quando i templi pagani divennero cristiani, sostituendo i “titula” ossia le case private del raduno (come i conventi al tempo di Francesco). La religione inglobò la fede e la sottomise alle proprie ritualità, che talvolta espressero la fede e talaltra esposero le vesti religiose, con le qauli aveva paludato la fede. Credendo di elevare la fede (come pretese di fare la filosofia), finì invece con ingessarne le manifestazioni.

GCM 13.12.10, pubblicato 20.02.11