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Soffrire

Soffrire perché? Soffrire da cristiani, perché? Soffrire perché cristiani, perché?
Dio non vuole la sofferenza di noi, suoi figli, come non ha voluto la sofferenza di Suo Figlio.

Ma la sofferenza esiste. Toglierla? E’ il compito che si è assunto Buddha. Gesù invece riesce a dichiarare beati i sofferenti, pur avendo spesso combattuto e risolto la sofferenza delle persone, lenito il pianto.

La sofferenza è umana. E siamo invitati a restare uniti nella buona e nella cattiva sorte. La chiesa indica questa sopportazione della sofferenza, in particola all’interno del matrimonio, perché Gesù ha sofferto. Neppure il Padre gli ha tolto quel “calice”, che Gesù desiderava gli fosse risparmiato, mentre pregava immerso nell’angoscia del Getsemani.

Secondo Gesù, la sofferenza umana non può essere tolta: la droga non è un’invenzione di Gesù, anzi, quando la presentarono a Gesù, egli la rifiutò.

Quando il nemico seminò la zizzania tra il grano, il padrone non fece estirpare la zizzania. La lasciò fino alla crescita, fino all’ultima scelta.

La sofferenza non si risolve, sebbene Gesù stesso ci ha insegnato di alleviarla. La soluzione della sofferenza, nel tempo della prova, è che si deve sopportare. “Questa è la vostra ora, e il potere delle tenebre”.

Sopportare, per grazia Sua, con il suo aiuto, con il vigore del suo Spirito. La fuga dalla sofferenza, spesso ci fa incappare in un’altra sofferenza, spesso maggiore.

Almeno resta la sofferenza di non aver sopportato bene la prima sofferenza. E’ questo, più di una volta, il destino del divorzio. Un’angoscia che non si riesce ad annullare, e per la quale il nuovo partner è un’illusoria soluzione.

GCM 27.08.07