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Riflusso o ricupero?

    

   Osservo nei sacerdoti giovani e negli studenti di teologia un comportamento rigido nell’osservare precetti e riti. Per alcuni si tratta finalmente di un risavimento dopo i danni del Concilio. Ma è sempre così?

     Riflusso o ricupero? Con quale spirito si ricorre a forme rigide e certe? Si ricuperano i valori, forse trascurati, o le forme che devono essere superate. La prevalenza della rigidezza nelle forme, rende perplessi.

     Forse la considerazione va riportata sul piano della assolutizzazione.

     Viviamo nel tempo e ogni forma di assolutizzazione è stonata. L’oggi, lo ieri e il domani, misure necessaria del tempo, perdono valore e dinamica, se soltanto una di esse è assolutizzata.

     Io vivo nel tempo, quello di ieri non sono più, quello di domani non sono. Eppure resto sempre io. Io sono la misura del tempo: mentre il tempo scorre, io continuo a esserci: io sono.

     Se il ricupero del passato viene assolutizzato, se il passato non resta nella sua natura di episodio nel tempo, si formano eresie che allontanano dalla Chiesa, dal Corpo di Cristo: è la storia di venti secoli. Se assolutizzo il futuro, di ciò che la Chiesa dovrebbe essere, creiamo le uscita dalla Chiesa di non pochi teologi, dopo il Concilio Vaticano secondo.

     Vecchi cattolici, lefevriani da una parte, teologi scatenati dall’altra.

     Il ricupero rigido del passato diventa sterile riflusso. La spinta impaziente verso il futuro, diventa fuga. Dove e come trovare l’energia   per vivere un presente ricco dei valori del passato, e dinamico nello sviluppo verso il futuro?

     La risposta sta in Chi è solo padrone del tempo, perché continua a creare il tempo.

     GCM 26.08.07