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Perdono reciproco

S. Paolo ci esorta a perdonarci a vicenda.

Ciò non collima con il nostro orgoglio e con la nostra supponenza. Infatti, secondo noi, sono sempre gli altri i colpevoli, quelli che hanno grossi difetti e mancanze. Sono gli altri che abbisognano di essere assolti e di cambiare comportamento.

Gesù ci avverte a considerare la trave nel nostro occhio, anche il bruscolo nell’occhio degli altri, che però non va nascosto.

Perdonarci a vicenda. Non è facile né perdonare (quanto vendicativi sono i nostri comportamenti verso chi si rivela antipatico!) né essere perdonati.

Per perdonare al nostro offensore, aspettiamo sempre che egli ci chieda perdono. Per essere perdonati, è necessario umiliarci (umiliarci davvero, che è molto più cocente che chiedere scusa). E noi non ci sentiamo di umiliarci, soprattutto davanti a chi ci ha offeso.

Però Gesù ci chiede di usare misericordia, se desideriamo ricevere misericordia. Proprio l’esercizio del perdono, per essere a nostra volta perdonati, è condizione necessaria per utilizzare la misericordia che il Padre ci offre.

Perdonarci reciprocamente, indica S. Paolo, per godere la bontà di Colui, che non ha bisogno di misericordia, ma dono soltanto misericordia. Noi siamo tutti povera gente, debole, che per camminare abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Ma il nostro Padre, no!

Eppure... anche Dio, in Gesù, deve ricevere misericordia. Gesù non ricevette misericordia dagli uomini, e fu massacrato. Dio ha bisogno di ricevere misericordia in Gesù, e nel corpo di Gesù, che siamo noi chiesa. Perdonarci reciprocamente non è solamente un trovare la pace e la serenità dentro e fuori di noi, ma è anche un consolare nostro Padre.

GCM 13.09.07