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Comunità

La bellezza e la forza di essere comunità, la si può rilevare anche dalla lettera di S. Paolo a Timoteo. Egli ricorda a Timoteo di tener vivo quel suo incarico di ripetitore della fede, incarico e grazia che gli sono stati conferiti attraverso i profeti e l’imposizione delle mani, fatta dagli anziani nella fede.

Paolo aveva affidato a Timoteo il compito di mantenere e di rinfrescare il “suo” Vangelo, nella comunità nella quale Timoteo viveva. Ma la costituzione della sua funzione non gli veniva dall’esterno, bensì dalla forza dello Spirito che invadeva la comunità e che in lui era stata riversata dal ventre della comunità stessa, attraverso la parola profetica (l’annuncio di Gesù) e l’imposizione delle mani, fatta dagli anziani (azione dello Spirito Santo).

La comunità esprimeva dal suo intimo l’elezione e la costituzione concreta del compito di Timoteo.

La comunità, in quanto gruppo di credenti, è gravida di grazia e di potenza. La comunità di fede, dove necessariamente sono presenti il Cristo e lo Spirito con il Padre. La comunità non è creata dal diritto canonico, ma dalla fede. Il diritto canonico viene, storicamente ed essenzialmente, dopo la fede. Le circoscrizioni ecclesiastiche, utili in tempi e in circostanze di organizzazione, sono secondarie e non creano grazia, se non sono comunità di fede.

Però devono essere comunità, unione di persone che si conoscono, che si amano, che gioiscono insieme per la fede comune. Non è comunità un gruppo aleatorio, al quale di tanto in tanto (forse ogni domenica), qualcuno si presta momentaneamente. Di comunità di fede vera oggi abbiamo cocente bisogno.

GCM 20.09.07