HOME

Home > Chiesa UMANA > Articoli 2007 > Sensibilità e pastorale

Sensibilità e pastorale

     Nella Chiesa cattolica, e nelle altre chiese cristiane, la pastoralità è un problema vibrante e una sensibilità vivace.

     Giovanni XXIII ha energicamente affermato la necessità di porre attenzione alla pastoralità, fino a definire pastorale lo stesso Concilio Vaticano Secondo.

     Pastorale: ossia attenzione all’impatto degli interventi delle guide con la necessità reale del popolo.

     Tra la pastorale di Giovanni XXIII e quella di Benedetto XVI corre differenza. Giovanni, da buon agricoltore, partiva dalle esigenze della gente. Benedetto muove dalle esigenze della teologia.

     Sono due sensibilità diverse. Dalla loro sensibilità deriva anche l’indirizzo diverso dell’azione pastorale.

    La tradizione dei cattolici è fortemente indirizzata a sottomettersi alle indicazioni del vertice. Curia romana, vescovi, preti e borghesi si adattano alle indicazioni del vertice.

      Ma il problema che nasce spontaneo: siccome la pastorale è influita anche dalla sensibilità personale del papa, i cattolici devono cambiare la sensibilità a ogni “morte di papa”?

     Si tenga presente che la sensibilità personale si forma lentamente, con molte variabili, una delle quali è anche l’autorità. La sensibilità, quindi, non cambia a ogni stagione.

      Allora davanti ai nuovi indirizzi pastorali (che dovrebbero essere pochi e aperti sempre alle esigenze dei diversi gruppi e perfino delle diverse persone) non può la sensibilità cambiare dalla sera alla mattina.

     Non resta che sottomettersi, creando quella continua tristezza, che è causata dalla conflittualità tra ciò che si sente, e ciò che si è obbligati a compiere.

     GCM 20.03.06