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La sirena del sacro

    Era bello quel tempo, quando l’incontro dei credenti a Gesù, non era circoscritto a un tempio, luogo sacro, ma fondato sull’unione delle persone, luogo santo. I tituli erano semplici indirizzi (tituli), iscrizioni delle case, dove convenire.

    L’attrattiva del sacro, con il tempo, prevale sull’attrattiva del santo. Per accontentare il sacro, è sufficiente un rito. Per restare nel santo è necessario il dono della vita.

    Il sacro necessita di luoghi, di tempi, di funzionari. Il santo si erge nel cuore dell’uomo.

    Il sacro eleva templi. Il santo eleva i cuori.

   Un grosso errore - dettato dalla politica e non dalla fede - avvenne dopo la libertà religiosa dei cristiani (313), quando la politica romana, alla fine del secolo quarto, dichiarò il cristianesimo religione di stato, con la conseguenza della condanna, almeno ufficiale, dei culti pagani.

    Il gioco politico era chiaro, e si è perennato nel tempo. E riemerge negli Stati moderni, nello zarismo e nei paesi islamici (la sharia). La fede si contamina fino a volatilizzarsi in dominio. Gesù, per i suoi, condannò l’uso del dominio: “I potenti di questo mondo dominano, ma per voi, non sia così”.

    La politica abbisogna di recinti sacri, per avere una forza misteriosa da usare per il potere. Lo vediamo patentemente tra coloro, che ammazzano gente per accaparrarsi il dominio al grido di “Allah è grande!”. Il sacro genera minacce e terrore.

    Il cristianesimo non doveva lasciarsi abbindolare dalla sirena del potere, come Gesù non si lasciò abbindolare dal maligno, che - dall’alto di un monte - gli offriva “il mondo e la sua gloria”, in cambio dell’adorazione del maligno, della cattiveria umana.

    Chiese maestose e “gloriose” possono rappresentare non solo i luoghi per amare Dio, ma anche i luoghi simbolo di potenza, più che di semplice visibilità.

    GCM 09.07.07