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Spirito e legge

Quando lo Spirito diventa legge, perde due terzi del proprio vigore.

Lo spirito con cui viene creato un movimento di volontariato o culturale, perde lo smalto con cui è stato creato, e cade nell’osservanza delle norme e del contratto.

Lo spirito è vasto, quello di Dio è immenso. La legge, anche quella di Mosè o quella canonica, deve definire per comandare. Definire è porre limiti e confini. Lo Spirito infinito non può restringersi dentro confini delineati e angusti. Perfino la Parola di Dio, che si restringe e viene contenuta nell’uomo Gesù, deve rompere i limiti con la Risurrezione, affinché lo Spirito sia libero di agire per insegnare “ogni” verità.

La sorte di perdita del vigore è capitata ovviamente al Concilio Vaticano Secondo, quando il grande impeto dello Spirito è stato imprigionato  dentro misere regole canoniche. Necessarie? Opportune?

Alle restrizioni canoniche i grandi spiriti di quel magnifico postconcilio, hanno reagito in diversi modi.

Gli spiriti profetici si sono ribellati, pur essendo inascoltati. Già nella storia di Israele i profeti si opponevano alla materiale osservanza della legge: “Io rifiuto i suoi riti!”. La ribellione di Gesù nel discorso della Montagna.

Gli spiriti protestatari rifiutarono quelle restrizioni e uscirono dal cattolicesimo.

Le persone desiderose di cambiamento nello Spirito, ma intimorite dalle autorità, si piegarono alla violenza e vissero una perenne tristezza delusa. La forza dello Spirito, che crea profeti, fu disattesa da loro.

GCM 04.03.06