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Sacro e profano

Sacro e profano. Sono due categorie, che ritroviamo in molti contesti religiosi. Sacro è ciò che è dedicato alla divinità, comunque essa si definisca. Profano è ciò che non entra nella zona del sacro, ma gli sta fuori, ossia di fronte.

Si notano, quindi, zone sacre e zone profane, persone consacrate e persone laicali.

Per molti teologi, che si rifanno a un tipo di tradizione, anche nel Cristianesimo si apre lo statuto del sacro per alcuni, come il clero e i religiosi, e restano fuori di questo statuti i laici, i profani.

C’è una nobile lotta teologica tra chi afferma la presenza del sacro nel Cristianesimo, e chi rifiuta questa presenza, in nome di un superamento almeno del luogo sacro (Dio si adora in spirito e verità, e non sul Garizzim o a Gerusalemme).

In realtà Gesù uomo-Dio ha non condannato la contrapposizione tra sacro e profano, ma l’ha superata nell’incarnazione. In Gesù la contemporanea presenza dell’uomo e di Dio nella propria persona, rende superflua la divisione tra sacro (esclusivo di Dio) e profano (dedicato al mondo).

Per Gesù rimangono i due versanti (Cesare e Dio), ma perdono di significato e di importanza, e si riducono a posizioni pratiche, che non condizionano la salvezza, che ci raggiunge non da una zona sacra, ma dalla persona di Gesù.

Proprio perché Gesù salva, egli è costituito sacerdote della Nuova Alleanza (vedi Lettera agli Ebrei). Dalla salvezza al sacerdozio (categoria del sacro). Poiché salva è divino. L’investitura sacerdotale è riservata al Risorto. A colui che ormai è fuori dai confini del tempo e dello spazio (sia sacro che profano).

GCM 09.05.06