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Pace

 Datevi un segno di pace.

Questa è un’esortazione che è rivolta al raduno cristiano della messa, prima di ricevere la sinassi.

“Un segno”. Che differenza tra questo superficiale “segno” e l’osculum pacis (il bacio della pace) che troviamo nello scritto di S. Paolo!

Poco prima di quell’esortazione, era stato pur detto categoricamente “La pace del Signore con tutti voi!”. La celebrazione eucaristica non è qualche cosa di astratto, perché l’invocazione della chiesa, ripresenta “realmente” Gesù nell’assemblea e nei nostri cuori. Anche la “pace del Signore” è una pace che lo Spirito Santo fa penetrare “realmente” in noi. La messa non è una farsa illudente, ma una realtà operante.

Or dunque, avendo la pace di Dio in noi, perché dare “un segno”, e non dare “la pace”?

E qui si spalanca una realtà magnifica: dando la mia pace reale al mio fratello, e ricevendo realmente la sua pace (le nostre mani si toccano non fintamente), siamo trasfusi gli uni negli altri, grazie alla corrente dello Spirito Santo.

La pace è una gioia ed è un impegno, quell’impegno che Gesù ha messo nella nostra bocca: “Rimetti i nostri debiti, come noi li abbiamo rimessi”.

L’impegno di una pace condivisa e con-donata, che precede la mensa. Un rientro a casa, dove i convitati diventano familiari di Dio. Anche sotto questo aspetto il cristiano che opera per la pace, è l’anima del mondo, che anela alla pace.

GCM 30.11.06