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Unità d'amore

La preghiera dei credenti nell’unico, vero Dio, è preghiera retta, adeguata a Dio, e perciò supportata dallo Spirito Santo.

La preghiera, per natura sua, quindi se non è falsa come quella del fariseo, deve unire tra loro gli oranti. La preghiera comune, è comunione di preghiera, è unione di quanti pregano. Questa unione è manifesta e lampante nella recita “comune” dei Salmi tra cristiani ed ebrei.

L’unione di quanti pregano, non può attuarsi se non nell’unione tra quelli che pregano lo stesso Dio. Il vero ecumenismo cristiano e religioso comincia non dalle nobili sedute di esperti, ma dal caldo avvicinarsi della gente in una comunicazione e in una comunione di amore.

“Da questo riconosceranno che siete miei discepoli: se vi amate reciprocamente”. L’amare rende discepoli.

Ci sono discepoli apertamente, come i dodici appresso Gesù (sebbene tra di loro si recensisce anche un Giuda Iscariota); ci sono discepoli occulti, come Nicodemo.

L’amore tra i credenti, sta a indicare che tutti i credenti sono discepoli di Gesù: i cristiani apertamente, gli Ebrei e gli Islamici occultamente. Perciò non è un vezzo, o un fair-play, il nostro parlare di fratelli quando indichiamo i musulmani o i “fratelli maggiori” ebrei.

La preghiera comune, e l’amore che lega gli adoratori “in spirito e verità” realizzano l’unità basilare dei credenti, dalla quale, nel tempo e nei disegni del Padre, arriverà anche l’unità visibile, o nel tempo o nell’eternità.

Oggi è compito di noi cristiani il pregare  e l’amare in comunione con Ebrei e Musulmani.

GCM 28.08.05