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Prete professionista

Il Gesù che guarisce è diverso dal Gesù che annuncia il Regno di Dio, che prega sul monte santo, che si sacrifica sulla croce e che risorge? E’ lo stesso Gesù che salva.

       Il suo scopo è fare comunque la volontà del Padre. Talvolta sceglie lui stesso di guarire (ebbe pietà e guarì), talvolta si trova costretto a guarire (la sirofenicia, e la donna affetta da metrorragia).

       Lui guarisce e predica, va a casa di amici o alla mensa del fariseo, ma sempre “da Gesù”. E il Gesù costante in ogni azione è il Gesù immerso nella fede, che accoglie e compie la volontà del Padre.

       Gesù era un uomo libero, non un professionista del sacro. Infatti Gesù non era prete. Professionisti del sacro erano leviti e sacerdoti del tempio, che vivevano dei proventi del tempio.

      Nel cattolicismo, e nelle altre confessioni cristiane (tranne alcune correnti, come i Valdesi) il sacerdozio o il pastorato sono intesi come professione. Soltanto per arrotondare lo stipendio e per esportare l’apostolato si allarga l’azione dei preti nell’insegnamento.

      Oppure i preti esercitano professioni non proprio sacerdotali, dall’amministrazione vescovile alle cerimonie papali, dallo IOR alla vita diplomatica. Perciò queste attività non contraddicono con la professione!

      E se il sacerdozio non fosse una professione da funzionari, ma una servizio di uomini liberi all’interno della comunità? Eppure resta sempre chiaro che Dio ha bisogno degli uomini, comunque questi rispondano alla chiamata di Dio: professione o non professione (Paolo non viveva da professionista, ma da apostolo), l’essenziale è fare la volontà di Dio.

      GCM 30.08.05