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Funerali religiosi

Si nota, nelle lettere al Direttore dei giornali, una illogicità patente. Alcuni lettori si lamentano per il rifiuto, che qualche parroco oppone, di celebrare il funerale cattolico a chi non si è comportato pubblicamente secondo le indicazioni giuridiche e morali della Chiesa.

Non si capirebbe perché una persona che si è infischiata delle norme ecclesiastiche debba pretendere di essere trattata, dopo morta, secondo quelle norme.

Gli scandolezzati accusano il sacerdote di compiere un gesto “ovvio” ????? e perciò di essere troppo severo, non accorgendosi che essi stessi sono troppo severi verso quel sacerdote.

Si tratta di coerenza: non l’hai voluto prima, perché pretenderlo dopo?

Restando solamente al livello di comportamenti, il ragionamento corre liscio e logico: ci sono delle leggi che valgono sempre, la cui deroga è solo opzionale.

Ma nel cristianesimo, per fortuna, non esistono solamente delle crude leggi.

Il Cristianesimo è altro.

E’ misericordia di Dio, che solo sa giudicare le persone, con o senza funerale in chiesa.

C’è la comprensione di Gesù verso la donna peccatrice che si pente. E chi può negare un pentimento, anche non espresso, al momento di morire, quando, secondo l’ipotesi di alcuni studiosi, la persona ha uno sguardo sintetico di tutta la propria vita?

C’è l’ultima speranza che le persone che hanno rifiutato l’oceano di grazia e di benedizioni, siano raggiunte da un’ultima benedizione finalmente accolta.

Ma queste riflessioni, ovviamente, non possono vanificare le leggi.

GCM 01.08.05