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Dialogo  o  cedimento

Non sa dialogare, si dice di una persona, che rimane nelle proprie idee.

Dialogare è parlare assieme, ascoltando le idee e le proposte dell’altro, mentre esprimiamo le nostre. Caratteristica prima del dialogo non è certo il saper parlare, ma il saper ascoltare.

Dialogare non è, necessariamente, il condividere le idee dell’altro. E’ l’accorgersi che l’altro ha le sue idee. Ogni persona nutre idee proprie, più o meno originali.

Dialogare è non metterci e non sentirci in una posizione superiore all’altro, anche quando la nostra cultura, la nostra fede, il nostro portafoglio sono più nutriti di quelli dell’altro. Dialogo è espressione di parità. Quando Dio si è posto in profondo dialogo con l’uomo, si è fatto uomo.

Noi cattolici - come del resto i musulmani, gli ebrei, i buddhisti - siamo accusati, dai laici, di non saper dialogare.

E siamo accusati perché non cediamo le nostre posizioni. Per molti il papa dialoga soltanto se ammette il divorzio, l’eutanasia, l’aborto, la libertà sessuale.

Si crede che il dialogo debba esser un cedimento. Il dialogo è accostamento tra due persone, che sono se stesse, non tra due amebe.

Se il dialogo fosse basato sul cedimento, non sarebbe più dialogo, ossia incontro e confronto tra due, poiché - cedendo - uno dei due sparirebbe.

Il dialogo si basa  sulla certezza che l’altro “è”. E’, come sa e può essere, bello o brutto che sia.

Gesù è venuto a dialogare, si è annientato per porsi alla nostra pari. Però non si è annullato, non ha ceduto nulla delle proprie posizioni, non ha rinnegato Dio per favorire i farisei. Umile, è rimasto se stesso, e ci ha salvato.

GCM 30.04.05