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Amare la Chiesa 2

Si può ancora amare la Chiesa?

O anche: si può ancora amarci, amare noi stessi?

Una persona importante, prima di noi, ha amato la Chiesa: “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola” (Ef 5, 25-26). Lui continua ad amare la Chiesa, perché è il suo corpo, anzi essa è la pienezza di colui che completa tutte le cose.

Chiesa, pienezza di Cristo, ultima spiaggia in terra della grandezza di Gesù. Oltre la Chiesa, non c’è maggiore grandezza per Cristo nel mondo.

Amare la Chiesa è condividere l’amore di Gesù per la sua “sposa” (Apocalisse).

Da dove nasce la nostra schifiltosità verso la Chiesa, tanto che molte persone non hanno il coraggio di dichiararsi credenti, come Pietro che rinnegò Gesù davanti alla fantesca del sommo sacerdote?

La risposta è semplice: in essa non vediamo il corpo di Gesù, ma un agglomerato di uomini. Di fronte alla Chiesa, di fronte a noi stessi che siamo la sposa e il corpo di Cristo oggi, noi ci poniamo fuori di essa, assiepandoci con gli scribi e i farisei di oggi, ossia con i laicisti e con gli anticristi, e denigriamo la Chiesa, nei suoi vescovi, nei suoi preti, nei suoi laici e nelle sue beghine.

Non riusciamo a scoprire proprio dentro la nullità triste dei cristiani, la luminosità divina di quel Gesù che per rivelare Dio si è prostrato, annientato, infangato di povera umanità.

Non sappiamo amare una Chiesa misera, eppure donata della santità di Dio, perché la nostra fede è scarsa.

GCM 26.08.05