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Sperare

21.05.12

La via dell’ateismo, percorsa dagli illuministi, si inizia con l’abbattimento della speranza. Sperar di incontrare la bontà di qualcuno sorregge il nostro camminare e dà sapore e colore al nostro vivere.

Dire che Dio è un grande sovrano, che con il suo manto, radente la terra, travolge e spazza via le formiche, dire che il grande despota è Dio e che le formiche siamo noi, è uno smarrimento, che annienta lo sperare.

Purtoppo una simile bestemmia (e non l’unica) fu scritta nel ‘700. Essa serviva a togliere la speranza nel Padre, che ci ama e che noi poveramente amiamo, allo scopo di esaltare l’uomo, immaginando che quelle formiche diventino leoni, gonfiando le loro capacità razionali. Forse qualcuno si dimenticava di quella rana che, gonfiandosi per diventare possente, finì con lo scoppiare.

Ci presentarono un Dio grande, sprezzante, tronfio di sé. E chi può sperare in un Dio distaccato e chiuso nella propria unica grandezza e sovranità?

In questo modo certi illuministi, magari riscrivendo ironicamente una vita di Gesù, tentavano di deturpare o cancellare la figura di Dio, per esigere adesione convinta alle proprie idee e ai propri farneticamenti.

Ma noi, umili scolari dell’unico Maestro che conosce tutta la verità, noi seguiamo la saggezza umile e cordiale di Gesù, e in lui ravviviamo il nostro quotidiano sperare.

Sperare in Dio che ci fa sperare, è il canale attraverso il quale lo Spirito Santo infonde in noi la sua gioia, che diventa la nostra gioia di vivere.

Noi, abituati a Gesù, viviamo nella serenità, di fronte a ogni evenienza, perché centriamo il sorriso della speranza.

GCM