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Incontri e preghiera

Certamente ogni persona è figlia di Dio, da lui immensamente amata.

Incontrare una persona è, magari senza accorgercene, metterci in contatto con un’opera di Dio. E’ questo un atteggiamento, probabilmente non facile e spontaneo, che ci inserisce nella realtà di Dio. In  quanto inseriti nella realtà di Dio, tale atteggiamento si risolve in preghiera. Incontrare una persona è, alla fin fine, un pregare.

Evidentemente non è preghiera incontrare le persone a scopi egoistici o aggressivi. Per scoprire in chi ci sta davanti il figlio o la figlia di Dio, è necessario l’occhio puro. Infatti solo i puri di cuore vedono Dio e quanto concerne Dio, ossia tutto, e in particolare le persone.

Questo atteggiamento di preghiera suscita contentezza e anche felicità. Non una felicità clamorosa, ma quella felicità che diventa leggerezza interiore anche quando attorno si allarga il buio, o quando dentro sgorga il disorientamento.
E’ la felicità della sicurezza di avere l’appoggio anche quando sembra di traballare.

La persona che mi sta davanti è l’inizio di quell’adorazione, che si completerà davanti al tabernacolo, oppure nel grande silenzio del chiostro, dei boschi o della campagna. Tutte le persone e tutte le cose sono via all’abbraccio forte e silente con Dio.

Ogni contatto è grazia. Non sappiamo concretamente come si svolgerà, se produrrà serenità o sofferenza. Eppure è grazia, perché una creatura, anzi un figlio di Dio, mi è venuto a far visita. E’ un annuncio, perché è vivo e portatore di vita.

La preghiera mi aiuta a interpretare  in chiave divina, la presenza di un figlio di Dio.

GCM 10.09.12