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Domenica

17.06.12

I martiri di Abilene furono uccisi perchè osservavano la domenica: il  raduno eucaristico, l'immissione nel corpo di Cristo eucaristico e comunitario. "Senza domenica, non possiamo".

Oggi la maggior parte dei battezzati di queste parti, sembra morire, perchè si sentono "costretti" alla messa domenicale, che impedisce loro la gita, la visita ai musei (e ad altri edifici meno nobili), la presenza urlante nello stadio. Con la domenica in Gesù, essi muoiono, la giornata per loro non è festiva.

Incentrarsi nell'Eucarestia è la nostra vita. Immergerci nella presenza della Trinità è, nell'eucarestia, come immergerci, nel concentrato di Dio. Adorare e godere il nostro Padre, il nostro Gesù, lo Spirito che risveglia l'amore, tutto in quell'ostia, in quel vino, è sbalordimento di dolcezza, è sospiro di gioia e di tenerezza.

La domenica quale quintessenza della vita cristiana, solo se incentrata e tuffata nell'Eucarestia. Persi nel Dio che ama. Persi anche senza parole, anche senza idee, ma felici di esserci, nell'amplesso di Dio.

Infatti come ci accorgiamo -  da quell'inizio "nel nome del ..." - di essere tuffati in Dio, non ci interessa più di sapere come e perchè; infatti ci "sentiamo essere". Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo: non vogliamo nulla di più, perchè è iniziata la nostra contemplazione, la nostra esperienza di Dio.

Tutto il resto si sviluppa naturalmente. In Dio! Perciò toglierci la domenica è privarci dell'estasi. Di quell'estasi che ci prende mentre ascoltiamo, cantiamo, diciamo, riceviamo, nell'oceano trinitario!

Lasciandoci condurre nella domenica, dalla stessa domenica, per noi è godimento e vita.

GCM 13.02.12