HOME

Home > Chiesa SACRAMENTI > Articoli 2012 > Abbi pietà

Abbi pietà

Alla fine del libro di Giobbe, leggiamo una specie di reprimenda di Dio verso Giobbe, che aveva osato porre delle domande a Dio, perché spiegasse il suo operato. Dio chiede a Giobbe dove stava e che cosa diceva quando Dio creava il mondo e operava le meraviglie che noi tutti conosciamo. E il salmo chiede se c’è qualche consigliere di Dio, al quale Dio deve rivolgersi per essere guidato nel proprio agire: domanda ironica e accusante, contro le pretese dell’uomo.

E’ facile che le parole del salmo ci sorgano nella fantasia, quando buona parte delle preghiere dei salmi stessi e della liturgia. ebraica, musulmana e cristiana, incitano Dio ad agire, quasi per dare a Dio una dritta e indicargli ciò che deve fare.

Mi è strano dire  a Dio ciò che diciamo a un vecchio colpito da demenza: “Ricordati di fare questo, di avere misericordia, di non dimenticarci, ecc.”. Incitamento a Dio di risvegliare la memoria. Possibile che la liturgia abbia dimenticato che Dio vede tutto, che per Lui passato presente e  futuro non hanno senso?

Quante nostre preghiere riecheggiano il pagano risvegliare gli dèi dormienti o occupati nelle loro beghe, oppure nell’allettare colleghi e umani ad accettare incontri galanti sul tipo di Leda e il cigno, o dell’Angelo Azzurro.

Altro è il modo di pregare, quando la nostra preghiera è un esplicito o implicito riconoscere ciò che Dio è e ciò che Dio fa. Chiedere a Dio di aiutarci a riconoscere ciò che Gesù e il Padre già sono e già operano.

Sarebbe bene che risuscitassimo l’indole aramaica della preghiera del Padre Nostro, e che l’”abbi pietà” lo vivessimo per un “hai pietà”. A noi non tocca stimolare la bontà di Dio, ma accorgerci che essa già è, e che a noi tocca accoglierla.

GCM 22.09.11, pubblicato 13.02.12