Messa gioiosa

Dopo la conclusione della messa, un giovane mi si accosta, e mi ringrazia perché la nostra messa è gioiosa. La gioia di trovarci assieme, di cantare, di esprimere la nostra riconoscenza a Dio.

La gioia, per coloro che sono risorti con e in Gesù, é l’espressione più ovvia. Troppi cristiani non si vivono risorti, ma intombati nelle urgenze di ogni giorno, e nelle angosce della finanza.

Gesù ci dice di annunciare la sua risurrezione, e il nostro pentimento e il perdono. L’annuncio non è di morte, ma di vita. Superato il dubbio su Gesù Risorto, dubbio paratia tra noi e Gesù, noi abbiamo accesso all’abbraccio con Gesù. Abbraccio, che può generare soltanto gioia, perché appunto è abbraccio con chi ha superato la morte e si è trasformato in Risorto, per sempre.

Orbene, se dovessimo annunciare Gesù  (“andate e annunciate!”), è ovvio e necessario muoverci dalla Risurrezione. I discepoli gioirono al vedere Gesù Risorto.

Gioire. Questa è la prima sillaba del nostro annuncio: il sorriso.

Molte volte il sorriso non è solamente la prima sillaba, ma si trasforma in un lunghissimo discorso. Il sorriso di chi crede, riesce perfino a mettere in crisi lo scettico o il negatore.

Il sorriso è generato da una certezza intima, da uno stimolo che ha fatto sussultare il cuore e lo ha placato nella gioia.

Se la Risurrezione di Gesù ci ha ghermito tanto da diventare lo stollo della nostra esistenza, il sorriso ne è la manifestazione più naturale e ovvia.

Sorridere per Gesù.

Anzi sorridere Gesù agli altri, al mondo.

GCM 27.04.09