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Maledetto l’uomo

Molte volte, quando assisto alla rottura di un matrimonio, e dopo aver chiesto ai contendenti il motivo della rottura, mi sorgono in mente le parole di Geremia: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”.

Chiedo il perché ai due o a uno di essi, e mi accorgo che speravano nell’altro, come solutore dei propri problemi. Riempire la solitudine, bisogno di appoggio su qualcuno, accoglienza nelle braccia di qualcuno per sfuggire dalla famiglia di origine, appagamento dei propri sogni... L’altro o l’altra doveva esser l’appoggio dell’esistenza, l’arrivo al porto della pace e del benessere, la soluzione di ogni problema. L’attesa che la comparte fosse la soluzione finale e stabile dei problemi della vita.

Purtroppo il desiderio di trovare un bene, porta a immaginare nell’altro “il bene definitivo”, l’appoggio ferreo.

Ma... dopo qualche tempo (sempre più breve, nei nostri giorni), l’altro/a è persona fragile come ogni creatura. Ci si era fidati totalmente nell’altro, e così si ha assaporato la puntuta e puntuale realtà dell’uomo maledetto, perché ha riposto la propria fiducia nell’essere finito (la carne, secondo il linguaggio biblico).

Quando nel cristianesimo si faceva sempre più chiara la verità che un uomo non può essere d’appoggio assoluto per un altro uomo, allora si è visto quanto aiuto di Dio era necessario. Senza lo Spirito Santo che unisce, le unioni sono esposte al fallimento.

Ed ecco emergere sempre più la situazione di sacramentalità, insita dentro l’unione cristiana uomo-donna. La scoperta che solo Dio è capace di unire davvero, ha reso il matrimonio sempre più considerato come tramite dell’aiuto divino per due deboli che intraprendevano una convivenza illuminata da Dio. Perciò: “Benedetto l’uomo che confida nel Signore”, dice ancora Geremia.

GCM 29.05.09