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Il pane per domani

Noi recitiamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Molto probabilmente l’aramaico recita: “Dacci oggi il nostro pane per domani!”. Sembra un’inutile sfumatura, eppure il chiedere il pane per il futuro, si riallaccia sia alle parole di Gesù, sia alla Genesi.

Gesù attribuisce a sé la qualità di essere pane vivo, tanto che chi mangia questo pane avrà la vita eterna e sarà risuscitato nell’ultimo giorno.

Tutto il discorso su se stesso cibo e bevanda, riportato da S. Giovanni nel proprio Vangelo, è impostato dinamicamente sul vivere oggi e sempre: guarda chiaramente al futuro, oltre che al presente.

La Genesi narra del dono della manna. Nei giorni feriali doveva essere raccolta tanta manna , quanta era sufficiente per il giorno corrente. L’ultimo giorno lavorativo si raccoglieva manna per il giorno corrente e  per il domani festivo. Il pane feriale per il giorno festivo. Era il pane per il “domani”.

La vita di ogni giorno, che serve per prepararci alla festa del giorno del Signore. Il Padre ci dona il pane per il domani, per raggiungere la festa del suo abbraccio.

Il figlio traviato, lontano da casa, si ricorda che in casa c’era pane per tutti.

Gesù è il pane vivo, disceso dal cielo, per riassorbire nel cielo della vita eterna chi mangia quel suo pane.

Il pane è il simbolo della quotidianità che si slancia nell’eternità. E’ sempre il pane per il domani, che ogni giorno (e non solo di domenica... anzi, il giorno di festa mancava la manna!) noi ingoiamo ad alimento della nostra speranza.

GCM 22.02.09