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Contemplare con dolcezza

Il monaco Cipriano Vagaggini, durante il Concilio Vaticano 2°, nel quale egli era interno come esperto, suggerì una sapiente indicazione contemplativa. Essa, naturalmente, non fu accolta, perché le intuizioni più illuminate arrivano...troppo presto. Del resto molte illuminate proposte conciliari, messe in mano ai canonisti e da questi inserite in un contesto di leggi, perdettero il loro soave sapore profetico, per essere depauperate in leggi restrittive. Non c’è da meravigliarsi, perché questo fu il destino di Gesù e questo permane il destino dello Spirito Santo, quando suggerisce illuminazioni alla Chiesa.

La proposta di Vagaggini era semplicemente questa. Se, recitando il breviario, un sacerdote è colpito da una frase o da un pensiero che sta leggendo, allora si fermi tranquillamente a cullare la propria intuizione, e il tempo trascorso in quella contemplazione, supplisce al tempo che avrebbe impiegato nel recitare il breviario.

Cadere in contemplazione nella parola di Dio. E’ desiderio di chi ama Dio.

Per cadere in contemplazione, è necessario pronunciare adagio, sentitamente, le parole della preghiera.

Da giovane m’infastidiva un sacerdote che recitava lento, purtroppo strascinando, le preghiere. Perché non parlava con Dio, come si parla speditamente tra di noi, uomini?

Più tardi cominciai a recitare tranquillamente i salmi. Ma era più l’orecchio musicale, che non lo Spirito Santo, che mi guidava.

Ora le parole della Scrittura, spesso mi si fermano in bocca, per la dolcezza, che emanano, quando mi accorgo di essere in Dio, parlandogli.

GCM 29.08.09