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Conservati

“Il corpo di Cristo mi e ti custodisca per la vita eterna”. E quel corpo entra in noi, ogni giorno. Gesù in noi, impastato con noi, in vista di una conservazione. Gesù garanzia di... durata eterna.

Ogni giorno, nel mio cammino verso la morte, si deposita in me la garanzia della vita.

Gesù è tanto desideroso di farsi mio, da diventare cibo. Il cibo si assimila. Come? Non al livello fisiologico. E’ a un altro livello. Il pane è veicolo ed è simbolo. Veicolo di una presenza, simbolo della modalità ultima di questa presenza. una presenza che si assimila, che non resta esterna.
Non solo vicinanza, ma unione, partecipazione, coinonia. Non vivo più io, vive in me Cristo.

E’ mirabile accorgersi che, assunta l’Eucarestia, Gesù non solo è con me, ma è me. E io sono lui.
Dall’Eucarestia la mia trasformazione e la vita di tutta la Chiesa.

Tutte le grandi speculazioni sul Dio grande e onnipotente, si infrangono al contatto con l’Eucarestia. Un Dio pane per la mia debolezza, elevata nel corpo di Gesù.

Dall’Eucarestia nasce una diversa grandezza di Dio, che vige in me nella Chiesa, dentro un peccatore perdonato, e nella casta meretrice, quale è la Chiesa.

Mentre io mangio, Gesù mi penetra e mi eleva, trasformando il nostro peccato, rosso come porpora, in bianco come la neve, come dice Isaia. In realtà Dio non trasforma il peccato, ma il peccatore, che bruttato dal peccato, al contatto con Gesù si fa bianco come la neve.

Purificati, allora sappiamo che siamo conservati per la vita eterna.

GCM 13.03.09