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Chiesa ed Ebraismo

Esiste da sempre un rapporto dinamico tra cristianesimo ed ebraismo. E’ fatto di odio-amore, di attrazione e di repulsione.

Per la nostra fede, il centro è Gesù. Nella fede in lui si consuma la nostra salvezza ed esplode la nostra gioia.

Gesù è figlio di Israele. La sua fede in Dio, è la fede ereditata da Israele, quella fede che giunge fino a noi.

Gesù è incaricato a completare la vocazione e la grandezza dell’ebraismo religioso. Con Gesù incluso (e con tutti coloro che credono in Gesù) Israele finalmente ritrova e attua la pienezza di se stesso. Con Gesù Israele completa la vocazione di essere la salvezza di Dio per tutti i popoli. Gesù stesso è convinto di essere inviato al solo popolo degli ebrei, come egli dice alla donna siro-fenicia.

Il popolo di Dio, scelto tra le nazioni per essere la salvezza dei popoli, può finalmente attuare questa vocazione, grazie all’incarnazione di Gesù.

Poi avviene la scissione: coloro che credono in Gesù sono esclusi dalla sinagoga, e si danno un’organizzazione nuova di assemblea del Risorto, di Chiesa di Gesù.

La riunione dei due rami è necessaria. Perfino Hitler l’aveva compreso con il suo annientare ebrei e cristiani, a favore della pura razza ariana.

La presente dinamica di buon vicinato tra cristiani ed ebrei, è necessario preludio all’unità. Unità: rientro dell’uno nell’altro. Rientro della Chiesa  nell’ebraismo per completare la vocazione dell’ebraismo stesso. Rientro dell’ebraismo nella Chiesa, per riacquistare l’apice della propria grandezza, riaccogliendo quel Gesù, che è luce per le nazioni e gloria del popolo di Israele.

GCM 27.01.09