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Chiesa, amore di Gesù

 Nella mia attività professionale e nei miei incontri sociali, trovo felicemente molte persone, che si dichiarano amiche. Eppure proprio la felicità dell’amicizia talvolta si muta in dolore, perché non posso comunicare a tutti la gioia del mio aver conosciuto Gesù e del cercar di farlo amare. La gioia più bella  della mia vita mi riesce di comunicarla soltanto a un numero contenuto di persone. Sembra quasi che Gesù, desideroso di espandersi nel mondo, resti costretto e soffocato in me.

 Perché la gente ha paura di Gesù? Perché rifiuta di considerare la propria immensa statura nello scoprirsi immersi in Gesù? Perché si crede di larghe vedute, quando sfugge ai desideri di Gesù, mentre lui è capace di allargare all’infinito chi lo vive semplicemente?

 Molti conoscenti sono più curiosi di scoprire gli eventi della mia vita e le misure delle mie povere opere, di quanto gli interessi scoprire il movente del mio vivere, il motore del mio operare.

 Gesù non traspare ancora da me. Il mio occhio sorridente non parla ancora direttamente di Gesù.

 Del resto non esprimo bene Gesù, perché non esprimo bene il sacramento che lo ritiene vivo nel mondo: la Chiesa. La Chiesa misteriosa presenza della Trinità sulla terra, più che la Chiesa povera istituzione, che spesso arranca per raggiungere chissà che cosa, mentre il suo arrivo è l’eternità.

 Io che mi appello sempre a Gesù, sono convinto che la mia salvezza, ossia il mio amore a Gesù, si attua solamente nella Chiesa, nella comunione dei santi?

 Dal mio cuore  traspare l’amore di Gesù e a Gesù, di cui è piena e portatrice la Chiesa?

 GCM 16.04.09